Erice
A soli 15 km da Trapani e a 750 metri sul livello del mare, sul monte San Giuliano, fresca anche nella calda estate siciliana, si trova il piccolo ma bellissimo borgo di Erice. Anche questa località, come Segesta, secondo Tucidide fu fondata dagli Elìmi, figli dei profughi fuggiti da Troia, ma non fu una città come le altre, bensì un luogo sacro dedicato al culto della dea dell’amore e della fecondità, Afrodite per i Greci e poi Venere per i Romani.

La consacrazione alla dea è attestata dai resti del tempio alla Venere Ericina, su cui fra il XII e il XIII secolo fu costruito un castello, che si chiama appunto “di Venere”. Il nome Erice, invece, deriva da quello di Eryx, re figlio di Afrodite. Le leggende sorte intorno alla cittadina intrecciano il culto della dea dell’amore e la prostituzione sacra che vi si esercitava alle imprese di Eracle e anche al nome dell’eroe troiano Enea, pure lui figlio di Afrodite e approdato qui dopo la rovina di Troia. Il fascino sacrale del luogo è alimentato anche dalla pianta cittadina a forma di perfetto triangolo equilatero, che ha sempre dato luogo a interpretazioni simboliche e misteriche.
Se di queste antiche origini poche sono le tracce ancora visibili, Erice, che diventò una vera e propria città, ricca di commerci, in epoca araba e continuò a prosperare sotto le dominazioni normanna e aragonese, ha invece ancora un magnifico abitato medievale, con moltissime chiese, di cui alcune edificate nel 1100 e poi ampliate e arricchite, ed altre del Trecento, del Quattrocento e dei secoli successivi; con marmi candidi lavorati dai Gagini, scultori che operarono in Sicilia nel Quattrocento e nel Cinquecento; stradine lastricate costeggiate dai bei patii fioriti e rinfrescati da rampicanti verdi. Queste stradine oggi accolgono numerose botteghe di artigianato locale. Fra i manufatti più rinomati ci sono i tappeti, nati dalla tradizione degli ebrei che prosperarono qui per tutto il medioevo, esercitando soprattutto l’arte dei tessitori e dei tintori. Da assaggiare assolutamente, poi, sono gli squisiti dolci di mandorle, nati nei monasteri e venduti oggi nelle ottime pasticcerie artigianali della cittadina.

Come nella vicinissima Trapani, sono assai interessanti i riti religiosi della settimana santa; mentre in estate Erice offre numerose manifestazioni culturali, sempre in un’atmosfera discreta consona allo spirito del luogo.
La cittadina è anche sede del Centro Ettore Majorana, che ospita convegni scientifici di livello con ospiti internazionali.
Non è detto che vi capiti, ma se avvenisse sarà un’esperienza affascinante: non di rado la nebbia sale ad avvolgere le stradine medievali e i boschi attorno all’abitato e a dare un tocco nordico e ancora più misterioso a un luogo unico in Sicilia: perfettamente conservato, non contaminato dalla speculazione edilizia, e con un fascino del tutto diverso da quello del sole e delle spiagge (ma vicinissimo al sole e al mare della costa trapanese).